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Una storia underground

Tutte le ragazze sognano il principe azzurro, qualcuna immagina un cavaliere alto, biondo e con gli occhi celesti mentre altre preferiscono un fiero condottiero di eserciti pronto a lanciarsi spada tratta contro qualsiasi avversario. In ogni caso, la caratteristica che accomuna tra loro tutte le storie d’amore che si rispettino è la propensione del principe a fare qualsiasi cosa pur di vivere felice e contento con la propria principessa, che a sua volta è disposta a vincere ogni avversità pur di stare vicina al cavaliere senza macchia e senza paura a sentirsi ripetere quanto stiano bene insieme o semplicemente, di fare attenzione al salto tra la porta automatica del vagone e la banchina (ma ti leggi quando scrivi; hai una minima idea del significato del termine ‘salto pindarico’ e del fatto che fino a due righe fa parlavi di eterno amore e ora invece citi treni e banchine; o sei un fan del modellismo oppure le due cose non hanno senso).
Per chiarire l’ultimo punto è necessario prendere una scala mobile e scendere qualche piano sottoterra (eccolo che ricomincia), fino ai binari della metropolitana più antica del mondo.
Da qualche anno l’underground a Londra, come la tela di Fontana, è passata da sfondo poetico della Beat Generation di Kerouac a simbolo imprescindibile della metropoli britannica, ricco di storie, problemi e retroscena.
Uno di questi nasce dall’eccesso di curve presenti sul tracciato che impedisce ai treni di correre paralleli alle piattaforme, obbligando i conducenti e il personale ferroviario ad avvertire ogni volta i viaggiatori del pericolo causato dal ‘salto’ che si crea tra la porta automatica del vagone e la banchina.
Non potendo intervenire sul percorso, l’ente responsabile della gestione dei mezzi pubblici ‘Transport for London’ ha dovuto inventare uno stratagemma in grado di segnalare il pericolo agli utenti e contemporaneamente evitare una crisi nervosa del personale addetto alla loro sorveglianza (come quella che rischio io se non arrivi al punto; si può sapere dove vuoi andare a parare).
Nel 1968, le tecnologie in campo digitale erano ancora in fase sperimentale ma la decisione di registrare un breve messaggio da trasmettere nelle varie stazioni sembrò comunque una buona idea e così nacque ‘mind the gap’ (letteralmente ‘tieni a mente il divario’ o ‘attenzione al vuoto’).
Per la voce di quello che oggi è forse il messaggio più ascoltato della città è stato chiesto il contributo all’attore Oswald Joyce Laurence che in quegli anni si vedeva proiettato sul grande schermo nel film di Roy Ward Baker intitolato ‘The fiction makers’ (1968).
Fin qui nulla di strano, non ci sono né principi né principesse da salvare (infatti…).
Alla morte di Laurence (Luglio 2001), il messaggio ha continuato ad essere trasmesso come di consueto, ma sulle panchine della stazione di Embankment è apparsa una signora, non una viaggiatrice bensì la moglie, Margaret McCollum, che poteva restare seduta per ore ad ascoltare la voce del marito, immaginando che fosse ancora lì a tenerle compagnia.
Per circa quarant’anni la registrazione è stata trasmessa ad ogni arrivo e partenza dei convogli ferroviari fino a quando l’amministrazione ha pensato che il messaggio fosse ormai obsoleto per il XXI secolo e nel Novembre 2012 decise di sostituirlo con uno nuovo prodotto elettronicamente.
Per la vedova fu un tale choc che decise subito di scrivere una lettera all’amministrazione di TFL per conoscere quantomeno le ragioni del cambiamento.
Nigel Holness, direttore della London Underground, dopo aver letto dell’importanza dell’annuncio per la donna, non esitò un secondo a reintrodurlo scusandosi personalmente con Margaret per non aver capito quale valore risiedeva in quelle poche parole. Inoltre, per dar modo alla vedova di ascoltare liberamente la voce del marito senza doversi necessariamente recare sui binari della metro, Holness ha fatto in modo che le venisse registrato un cd con l’incisione originale.
La gratitudine della signora McCollum non tardò ad arrivare; affermò infatti che non esisteva un modo migliore per ricordare il marito scomparso e che lui stesso sarebbe stato molto orgoglioso dell’attenzione della cittadinanza nei suoi confronti.

Mind the gap-Margaret McCollum
Mind the gap, please

 
Ecco quindi che la trama della storia si intreccia dimostrando la sua natura distaccata dal classico stereotipo dell’avventura in cui una principessa viene salvata dal principe azzurro per vivere insieme felici e contenti.
In questo caso, è stata la principessa a vestire l’armatura per recuperare quel valore a lei molto caro, fonte di felicità e ricordi di una vita meravigliosa trascorsa tra le braccia del principe; una storia d’amore underground che dimostra ancora una volta che per cambiare le cose basta solo fare attenzione al ‘vuoto’.

 

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